Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d'orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.
Nelle crepe dei suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch'ora si rompono ed ora s'intrecciano
a sommo di minuscole biche.
Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.
E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com'è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.
Eugenio Montale
mercoledì 27 marzo 2013
martedì 26 marzo 2013
Quando vedo l'allodola alzarsi
Can vei la lauzeta mover
de joi sas alas contra·l rai,
que s'oblida e·s laissa chazer
per la doussor c'al cor li vai,
ai! tan grans enveya m'en ve
de cui qu'eu veya jauzion!
Meravilhas ai, car desse
lo cor de dezirer no·m fon
...
Quando vedo l'allodola alzarsi
di gioia le ali contro il sole,
e obliarsi e lasciarsi cadere
per la dolcezza che le scende in cuore,
ah, quanta invidia mi viene
di chiunque io veda felice,
e meraviglia dentro discende
che subito il cuor non si fonda.
...
Bernard de Ventadorn
L'autore osserva l'allodola innalzarsi contro il sole (nell'originale provenzale il sole non viene neanche menzionato: si dice "contro i raggi", ancora piu' efficace). Anche il poeta alza lo sguardo, ed e' abbagliato dalla luce. Vedete come sono allineati: osservatore, allodola, sole. L'autore vede il movimento libero delle ali, e poco altro: vola anche lui. L'animale gioisce di liberta', al punto di perdersi nella beatitudine, di fermare le ali, e di cadere stordito (il movimento descritto e' realistico: ci sono uccelli, come la ballerina, che volano cosi' a scatti, e anche l'allodola puo' farlo). Il poeta si immedesima prima con l'allodola, poi amplia l'orizzonte di condivisione a tutti quelli che gioiscono, si perde anche lui in questo paradiso di dolcezza, e anche il suo cuore, come quello del volatile, si ferma, si "perde". "Ove per poco il cor non si spaura" dice Leopardi. E come Leopardi anche il nostro autore quasi annega in questo mare di stimoli sensoriali ed emozionali.
de joi sas alas contra·l rai,
que s'oblida e·s laissa chazer
per la doussor c'al cor li vai,
ai! tan grans enveya m'en ve
de cui qu'eu veya jauzion!
Meravilhas ai, car desse
lo cor de dezirer no·m fon
...
Quando vedo l'allodola alzarsi
di gioia le ali contro il sole,
e obliarsi e lasciarsi cadere
per la dolcezza che le scende in cuore,
ah, quanta invidia mi viene
di chiunque io veda felice,
e meraviglia dentro discende
che subito il cuor non si fonda.
...
Bernard de Ventadorn
L'autore osserva l'allodola innalzarsi contro il sole (nell'originale provenzale il sole non viene neanche menzionato: si dice "contro i raggi", ancora piu' efficace). Anche il poeta alza lo sguardo, ed e' abbagliato dalla luce. Vedete come sono allineati: osservatore, allodola, sole. L'autore vede il movimento libero delle ali, e poco altro: vola anche lui. L'animale gioisce di liberta', al punto di perdersi nella beatitudine, di fermare le ali, e di cadere stordito (il movimento descritto e' realistico: ci sono uccelli, come la ballerina, che volano cosi' a scatti, e anche l'allodola puo' farlo). Il poeta si immedesima prima con l'allodola, poi amplia l'orizzonte di condivisione a tutti quelli che gioiscono, si perde anche lui in questo paradiso di dolcezza, e anche il suo cuore, come quello del volatile, si ferma, si "perde". "Ove per poco il cor non si spaura" dice Leopardi. E come Leopardi anche il nostro autore quasi annega in questo mare di stimoli sensoriali ed emozionali.
Ultimo Frammento
E hai ottenuto quello che
volevi da questa vita, nonostante tutto?
Sì.
E cos’è che volevi?
Potermi dire amato, sentirmi
amato sulla terra.
Raymond Carver
volevi da questa vita, nonostante tutto?
Sì.
E cos’è che volevi?
Potermi dire amato, sentirmi
amato sulla terra.
Raymond Carver
lunedì 25 marzo 2013
Sensation
Sensation
Par les soirs bleus d'été, j'irai dans les sentiers,
Picoté par les blés, fouler l'herbe menue :
Rêveur, j'en sentirai la fraîcheur à mes pieds.
Je laisserai le vent baigner ma tête nue.
Je ne parlerai pas, je ne penserai rien :
Mais l'amour infini me montera dans l'âme,
Et j'irai loin, bien loin, comme un bohémien,
Par la Nature, — heureux comme avec une femme.
Sensazione
Nelle sere azzurre d'estate andro' per sentieri,
punzecchiato dal grano, a pestar l'erba fine:
trasognato sentiro' la frescura ai piedi.
Lascero' il vento bagnarmi la testa nuda.
Non parlero', non pensero' a niente:
ma amore salira' nell'anima infinito,
e andro' lontano, lontano vagabondo,
nella Natura, - come a una donna unito.
Arthur Rimbaud
Par les soirs bleus d'été, j'irai dans les sentiers,
Picoté par les blés, fouler l'herbe menue :
Rêveur, j'en sentirai la fraîcheur à mes pieds.
Je laisserai le vent baigner ma tête nue.
Je ne parlerai pas, je ne penserai rien :
Mais l'amour infini me montera dans l'âme,
Et j'irai loin, bien loin, comme un bohémien,
Par la Nature, — heureux comme avec une femme.
Sensazione
Nelle sere azzurre d'estate andro' per sentieri,
punzecchiato dal grano, a pestar l'erba fine:
trasognato sentiro' la frescura ai piedi.
Lascero' il vento bagnarmi la testa nuda.
Non parlero', non pensero' a niente:
ma amore salira' nell'anima infinito,
e andro' lontano, lontano vagabondo,
nella Natura, - come a una donna unito.
Arthur Rimbaud
La ventesima elegia
Se muoio seppellitemi con la cassa armonica della mia viola,
che il legno sottile del mio involucro possa risuonare
e far tremare gli alberi e le rocce; che tutti gli strati del giurassico
riflettano le onde del mio violoncello: la mia lingua, le note,
lei si, lei muore se il mio stradivari non e' piu' suono e sostanza, la mia,
la vostra, di voi che nascenti o nascituri riceverete dal fondo della lingua
cio' che rimbomba al di la'.
Giorgio Manacorda
Nota di lettura di Paolo Febbraro
Manacorda e' un poeta romantico nel senso profondo del termine. I versi riportati qui sopra rappresentano il ventesimo episodio di un libro di elegie ancora inedito, in cui Manacorda esplora la potenza e le sconfitte della poesia come mai gli era accaduto finora. E questa esplorazione si rivela un ritorno: l'abissale seppellimento del poeta nella terra madre, la sonora vicinanza della lingua della "sostanza", insomma il piu' romantico slanciarsi verso la vertiginosa origine si risolve nell'infinita immagine di Orfeo, il cui canto fa "tremare gli alberi e le rocce". Forse e' l'io del poeta che deve morire per consentire alla poesia di rimandare ad altri "cio' che rimbomba al di la'"
che il legno sottile del mio involucro possa risuonare
e far tremare gli alberi e le rocce; che tutti gli strati del giurassico
riflettano le onde del mio violoncello: la mia lingua, le note,
lei si, lei muore se il mio stradivari non e' piu' suono e sostanza, la mia,
la vostra, di voi che nascenti o nascituri riceverete dal fondo della lingua
cio' che rimbomba al di la'.
Giorgio Manacorda
Nota di lettura di Paolo Febbraro
Manacorda e' un poeta romantico nel senso profondo del termine. I versi riportati qui sopra rappresentano il ventesimo episodio di un libro di elegie ancora inedito, in cui Manacorda esplora la potenza e le sconfitte della poesia come mai gli era accaduto finora. E questa esplorazione si rivela un ritorno: l'abissale seppellimento del poeta nella terra madre, la sonora vicinanza della lingua della "sostanza", insomma il piu' romantico slanciarsi verso la vertiginosa origine si risolve nell'infinita immagine di Orfeo, il cui canto fa "tremare gli alberi e le rocce". Forse e' l'io del poeta che deve morire per consentire alla poesia di rimandare ad altri "cio' che rimbomba al di la'"
domenica 24 marzo 2013
Perche' amo gli animali
Perché amo gli animali? Perché io sono uno di loro.
Perché io sono la cifra indecifrabile dell’erba,
il panico del cervo che scappa,
sono il tuo oceano grande e sono il più piccolo degli insetti.
E conosco tutte le tue creature: sono perfette in questo amore che corre sulla terra per arrivare a te.
Perché io sono la cifra indecifrabile dell’erba,
il panico del cervo che scappa,
sono il tuo oceano grande e sono il più piccolo degli insetti.
E conosco tutte le tue creature: sono perfette in questo amore che corre sulla terra per arrivare a te.
sabato 23 marzo 2013
Da certi giorni in qua
...
Da certi giorni in qua, lo scandaglio, come sai, tocca fondo; e la qualità di quella materia che gli vien dietro, mi pare indizio buono. Verso sera, le nuvole intorno al sole, mi si dimostrano d’altra forma e di altro colore da quelle dei giorni innanzi. L’aria, come puoi sentire, è fatta un poco più dolce e più tepida di prima. Il vento non corre più, come per l’addietro, così pieno, né così diritto, né costante; ma piuttosto incerto, e vario, e come fosse interrotto da qualche intoppo. Aggiungi quella canna che andava in sul mare a galla, e mostra essere tagliata di poco; e quel ramicello di albero con quelle coccole rosse e fresche. Anche gli stormi degli uccelli, benché mi hanno ingannato altra volta, nondimeno ora sono tanti che passano, e così grandi; e moltiplicano talmente di giorno in giorno; che penso vi si possa fare qualche fondamento; massime che vi si veggono intramischiati alcuni uccelli che, alla forma, non mi paiono dei marittimi. In somma tutti questi segni raccolti insieme, per molto che io voglia essere diffidente, mi tengono pure in aspettativa grande e buona.
Giacomo Leopardi, Dialogo di Cristoforo Colombo e Pietro Gutierrez
Da certi giorni in qua, lo scandaglio, come sai, tocca fondo; e la qualità di quella materia che gli vien dietro, mi pare indizio buono. Verso sera, le nuvole intorno al sole, mi si dimostrano d’altra forma e di altro colore da quelle dei giorni innanzi. L’aria, come puoi sentire, è fatta un poco più dolce e più tepida di prima. Il vento non corre più, come per l’addietro, così pieno, né così diritto, né costante; ma piuttosto incerto, e vario, e come fosse interrotto da qualche intoppo. Aggiungi quella canna che andava in sul mare a galla, e mostra essere tagliata di poco; e quel ramicello di albero con quelle coccole rosse e fresche. Anche gli stormi degli uccelli, benché mi hanno ingannato altra volta, nondimeno ora sono tanti che passano, e così grandi; e moltiplicano talmente di giorno in giorno; che penso vi si possa fare qualche fondamento; massime che vi si veggono intramischiati alcuni uccelli che, alla forma, non mi paiono dei marittimi. In somma tutti questi segni raccolti insieme, per molto che io voglia essere diffidente, mi tengono pure in aspettativa grande e buona.
Giacomo Leopardi, Dialogo di Cristoforo Colombo e Pietro Gutierrez
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