venerdì 4 ottobre 2013

Mio Signore, le stelle luccicano e gli occhi degli uomini sono chiusi. I re hanno serrato le porte e ciascun amante sta appartato col suo amore. Io sono qui sola con Te. Mio Signore se ti adoro per timore dell'inferno, bruciami nell'inferno. Se ti adoro per desiderio del Paradiso, barrami i suoi cancelli. Ma se ti adoro per Te stesso soltanto, disvelami la bellezza del tuo Volto. Rabia al Basri

mercoledì 18 settembre 2013

Gli animali della fattoria decidono di fare un picnic. Si incamminano percio' tutti verso un bel prato. Li' giunti, si accorgono di avere dimenticato l'apriscatole. Chi va a prenderlo? I conigli, subito attenzionati, non hanno voglia; le oche, abbastanza veloci anch'esse, neanche; cani e gatti guardano da un'altra parte. Alla fine si offre la tartaruga: vado a prederlo io! Tra qualche entusiasmo, ...ma anche qualche perplessita', la tartaruga si avvia.
Passa un'ora, due ore, ne passano tre, della tartaruga non si sa nulla. Il gruppo si innervosisce, qualcuno dice che si puo' cominciare col prosciutto, la verdura, in attesa dell'apriscatole. Qualcun altro vuole aspettare ancora, la discussione cresce, pare che una maggioranza sia a favore di dare via alle danze senza indugio. Dal fondo del prato, prima di attraversare il bosco, s'ode allora la voce della tartaruga: "Eh ma se fate cosi' non vado piu'..."

In primo luogo il terso e luminoso colore del cielo

In primo luogo il terso e luminoso colore del cielo,
e i corpi in esso racchiusi, le stelle che vagano ovunque nello spazio,
e la luna e lo splendore del sole dalla vivissima luce;
se tutto cio' apparisse ora per la prima volta ai mortali,
e all'improvviso si offrisse del tutto inatteso allo sguardo,
cos'altro piu' di codeste essenze potrebbe dirsi prodigioso,
o che prima le genti avrebbero meno ritenuto possibile?
Nulla, credo: tanto quelle visioni sarebbero state
mirabili. Eppure ormai nessuno, stanco a sazieta' di scorgerli,
si degna di sollevare lo sguardo ai luminosi templi del cielo.

Lucrezio, De Rerum Natura, Libro II
(trad. di Luca Canali)

Eros, ma tu mi vedi ancora?

Marco Antonio: Eros, ma tu mi vedi ancora?
Eros: Si', nobile signore.
Marco Antonio:
Vediamo a volte nuvole dalla forma di drago,
vapori, a volte, come un leone o un orso,
una rocca turrita o un picco a piombo,...
un monte con due cime o un promontorio azzurro
coperto d'alberi ondeggianti sul mondo,
aria che si fa beffe dei nostri occhi. Li hai visti, questi segni:
sono tutti spettacoli che ci offre il nero vespro.
Eros: Si',mio signore.
Marco Antonio:
Cio' che ora e' un cavallo, nel tempo di un pensiero
viene smembrato dalla nuvolaglia, che lo rende indistinto
come acqua nell'acqua.
Eros: E cosi' e', signore.
Marco Antonio:
Eros, buon servitore, ora il tuo comandante
E' una di quelle forme: eccomi come Antonio; ma non posso mantenere questo corpo visibile, ragazzo.

Shakespeare, Antonio e Cleopatra, Scena iv

lunedì 17 giugno 2013

Night

How beautiful is night!
A dewy freshness fills the silent air;
No mist obscures, nor cloud, nor speck, nor stain,
Breaks the serene of heaven;
In full-orbed glory yonder moon divine
Rolls through the dark blue depths.
Beneath her steady ray
The desert-circle spreads,
Like the round ocean, girdled with the sky.
How beautiful is night!

Robert Southey

Che meraviglia la notte!
Una freschezza di rugiada riempe l'aria silente;
Alcuna nebbia, o nube, o macchia di polvere
rompe il sereno del cielo;
In piena luce il divino globo lunare in gloria
percorre nell'oscurita' le profondita' blu.
Al di sotto del suo raggio fisso
l'intero orizzonte si distende,
come il tondo oceano, coronato dal cielo.
Che meraviglia la notte!

domenica 16 giugno 2013

To Mary in Heaven

To Mary in Heaven

Thou lingering star, with lessening ray
That lovest to greet the early morn,
Again thou usherest in the day
My Mary from my Soul was torn.
O Mary! Dear, departed Shade!
Where is thy place of blissful rest?
Seest thou thy lover lowly laid?
Hear'st thou the groans that rend his breast?

That sacred hour can I forget,
Can I forget the hallowed grove,
Where by the winding Ayr, we met,
To live one day of Parting Love?
Eternity can not efface
Those records dear of transports past;
Thy image at our last embrace,
Ah! little thought we 'twas our last!

Ayr gurgling kiss'd his pebbled shore,
O'erhung with wild-woods, thickening green;
The fragrant birch, and hawthorn hoar,
Twined, am'rous, round the raptured scene:
The flowers sprang wanton to be prest,
The birds sang love on every spray;
Till too, too soon the glowing west
Proclaimed the speed of winged day.

Still o'er these scenes my mem'ry wakes,
And fondly broods with miser-care;
Time but th' impression stronger makes,
As streams their channels deeper wear,
My Mary! dear departed shade!
Where is thy place of blissful rest!
Seest thou thy Lover lowly laid!
Hear'st thou the groans that rend his breast!

Robert Burns

Scritta nell'autunno del 1789, nell'anniversario della morte di. Mary Campbell. Mary viveva in una fattoria non lontano da quella della famiglia di Burns. Poco si sa di lei, ma il poeta scrisse lui stesso la nota seguente: "Era una creatura affascinante, calda d'affetto generoso come mai fu concesso a un uomo di ricevere. Dopo una lunga frequentazione, la piu' ardente possibile, ci demmo appuntamento la seconda domenica di Maggio, in una radura appartata presso le rive dell'Ayr, dove passammo il giorno a dirci addio prima che lei si imbarcasse per le Regioni dell'Ovest, dove andava per preparare il nostro progetto di vita assieme. Alla fine dell'autunno successivo lei riattraverso' il mare per raggiungermi a Greenock, era appena sbarcata quando fu colpita da una febbre maligna, che precipito' il mio amore caro nella tomba in pochi giorni, prima ancora che io potessi sapere della sua malattia."

A Mary in Cielo

Tu stella tardiva, via via piu' fioca,
Che vuoi salutare il primo mattino,
Nuovamente annunci tu questo giorno,
il giorno che la mia Mary dall'anima mi fu strappata.
Oh Mary! Cara ombra svanita!
Dov'e' il luogo del tuo riposo beato?
Vedi tu il tuo amore a terra prostrato?
Odi tu i lamenti che gli lacerano il petto?

Inizia subito la nota malinconica, il poeta ha vegliato tutta la notte ricordando i teneri momenti dell’ultimo felice incontro. Poi lei gli fu strappata, e ancora lui non sa darsi pace; non sa dove sia finita, il titolo dice “in cielo”, ma Burns dice cielo perche’ non ha altra parola, non sa indicare il nulla, il vuoto.

Come posso scordare quell'ora sacra?
Posso dimenticare quel boschetto benedetto,
dove ci incontrammo, presso il fiume Ayr, col vento,
e vivemmo un giorno intero di commiato d'amore?
In eterno resteranno le tracce,
le impronte del passato trasporto.
La tua figura, al nostro ultimo abbraccio,
Ah! E come pensare che fosse davvero l'ultimo!

Dopo il ricordo, la seconda strofa comincia a descrivere il contesto paesaggistico. C’e’ il vento, sulle rive del fiume Ayr, che rende piu’ romantico l’abbraccio dei fidanzati. Di quell’abbraccio, resto’ un’impronta sull’erba, e restera’ in eterno.

L'Ayr bisbigliando baciava la riva di ciottoli,
e piu' sopra i boschi selvaggi, e il folto del verde;
la betulla odorosa e il candido biancospino,
fianco a fianco si affacciavano, in estasi.
I fiori eran alti, ansiosi di far da giaciglio,
d'amore cantavan gli uccelli, tutt'intorno,
finche' presto, troppo presto i raggi dell'Ovest
annunciavano che il giorno, alato, finiva.

Qui il sentimento raggiunge il culmine. Il paesaggio fa da controcanto al sentimento amoroso. Tutto e’ luce, armonia; anche il biancospino, candido di purezza, e la betulla, profumata, si abbinano, stanno fianco a fianco, come loro due; tutto concorre a benedire il loro abbraccio: anche gli uccellini, i fiori stessi. Ma, l’ultimo bagliore dei raggi al tramonto (glowing west) annuncia purtroppo la conclusione del commiato.
L’attacco della strofa e’ solenne, elegiaco (Ayr gurgling kiss'd his pebbled shore), il ritmo e’ lento e piano; la prima parola del primo verso e’ Ayr, il nome del fiume, quasi umanizzato: anche il fiume “bacia”.

Queste scene, ancora, indugio a ricordare,
le covo e proteggo, avaro geloso!
Il tempo non fa che aumentar lo sconforto,
come i torrenti in piena scavano piu' a fondo.
Mary O Mary mia, cara ombra svanita!
Dov'e' il luogo del tuo riposo beato?
Vedi tu il tuo amore a terra prostrato?
Odi tu i lamenti che gli squassano il petto?

Il poeta rimugina, e come un torrente in piena scava sempre piu’ a fondo il suo alveo, di inconsolabile sconforto.

mercoledì 12 giugno 2013

Anthem for doomed youth

Anthem for doomed youth

What passing-bells for these who die as cattle?
Only the monstrous anger of the guns.
Only the stuttering rifles' rapid rattle
Can patter out their hasty orisons.

No mockeries now for them; no prayers nor bells;
Nor any voice of mourning save the choirs,
The shrill, demented choirs of wailing shells;
And bugles calling for them from sad shires.

What candles may be held to speed them all?
Not in the hands of boys, but in their eyes
Shall shine the holy glimmers of good-byes.

The pallor of girls' brows shall be their pall;
Their flowers the tenderness of patient minds,
And each slow dusk a drawing-down of blinds

Inno per una gioventu' spacciata

Quali campane a morto per questi che muoiono come bestie?
Solo la mostruosa rabbia delle armi.
Solo il rantolo ripetuto dei fucili schioppettanti
ecco la sola rapida orazione bisbigliabile.

Niente parole ora per loro; ne' preghiere ne' campane;
Nessun'altra voce di cordoglio salvo i cori,
I forsennati cori stridenti delle granate ululanti;
E squilli di tromba da tristi contee.

Quali candelabri prendere per dar loro l'addio?
Non nelle mani di ragazzi, ma nei loro occhi
brilleranno gli ultimi santi raggi di luce.

La loro bare, saranno le fronti pallide delle donne;
I fiori, saranno la tenerezza di pensieri pietose,
e ogni lento crepuscolo, sara' l'oscuramento della stanza.


Wilfred Owen

venerdì 31 maggio 2013

Banks of Doon

Ye banks and braes o' bonie Doon,
How can ye bloom sae fresh and fair?
How can ye chant, ye little birds,
And I sae weary fu' o' care!
Thou'll break my heart, thou warbling bird,
That wantons thro' the flowering thorn!
Thou minds me o' departed joys,
Departed never to return.

Aft hae I rov'd by bonie Doon
To see the rose and woodbine twine,
And ilka bird sang o' its luve,
And fondly sae did I o' mine.
Wi' lightsome heart I pu'd a rose,
Fu' sweet upon its thorny tree!
And my fause luver staw my rose --
But ah! he left the thorn wi' me.

Robert Burns

Voi sponde e margini del bel fiume Doon,
Come riuscite a fiorire così fresche e belle?
Come riuscite a cantare, voi uccelli,
Mentre io sono qui, stanca, angosciata!
Voi spezzerete il mio cuore, col vostro canto virtuoso
Voi uccelli che volate attraverso le spine in fiore!
Mi ricordate le gioie ormai lontane,
andate via per non tornare mai più.

Spesso ho remato lungo il bel Doon
per osservare la rosa e il caprifoglio attorcigliarsi,
E ogni passero cantava il suo amore,
E io, appassionatamente, cantavo il mio.
Con il cuore leggero, afferrai una rosa,
Piena di dolcezza sul suo ramo spinoso!
E il mio falso amore rubò il fiore -
Ma ah! se n'è andato lasciandomi la spina.
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mercoledì 15 maggio 2013

Arms and the boy

Arms and the boy

Let the boy try along this bayonet-blade
How cold steel is, and keen with hunger of blood;
Blue with all malice, like a madman's flash;
And thinly drawn with famishing for flesh.

Lend him to stroke these blind, blunt bullet-heads
Which long to nuzzle in the hearts of lads.
Or give him cartridges of fine zinc teeth,
Sharp with the sharpness of grief and death.

For his teeth seem for laughing round an apple.
There lurk no claws behind his fingers supple;
And God will grow no talons at his heels,
Nor antlers through the thickness of his curls.

Wilfred Owen

Le armi e il ragazzo

Fai provare al ragazzo sulla lama della baionetta
Quanto e' freddo l'acciaio, assetato di sangue;
Colore blu maligno, come le pezze dei matti,
E trafilato tagliente per aver fame di carne.

Lasciamolo colpire con questi proiettili ciechi, ottusi
Che anelano ad annidarsi nei cuori dei giovani.
O diamogli cartucce, dai bei denti di zinco,
Penetranti, precise di morte e dolore.

Ma i suoi denti son fatti per ridere, con una mela.
Non si celano artigli dietro le sue agili dita:
E Dio non fa crescere unghioni sotto i talloni,
Ne' palchi di corna sotto lo spessore dei riccioli.

(Iniziazione alle armi vista come perversione. Non e' il desiderio di Dio trasformare i giovani in assassini (Dio non fa crescere unghioni sotto i talloni). Anche se c'erano molti volontari (siamo nella prima guerra mondiale), nessuno poteva comprendere cosa cui andava incontro, perche' nulla del genere era successo prima. Le pezze dei matti erano ritagli di stoffa blu cuciti sulle giacche dei soldati in cura psichiatrica per danni da stress di guerra. Le rime non sono quasi mai vere rime, ci sono assonanze e allitterazioni, volutamente.)

martedì 14 maggio 2013

I saw his round mouth's crimson deepen as it fell
Like a sun, in his last deep hour;
watched the magnificent recession of farewell,
clouding, half gleam, half glower,
and a last splendour burn the heavens of his cheek.

And in his eyes
the cold stars lighting, very old and bleak,
in different skies.

Wilfried Owen

Vidi la sua bocca rotonda, in rosso cremisi, affondare cadendo
come un sole, nella sua ultima ora profonda;
scrutai il mirifico abbandono dell'addio,
il crepuscolo, ancora un bagliore, ancora un raggio,
e un ultimo splendore che ardeva i cieli della guancia.

E nei suoi occhi
le stelle fredde, vecchissime e nude, accese
in altri cieli.

(Lo "spettacolo" di un soldato che muore, il sangue alla bocca come un sole al tramonto, gli occhi lontani come stelle. Ammesso che la mia interpretazione sia giusta, perche' il significato della poesia potrebbe essere completamente diverso.
"Clouding" potrebbe voler significare quel fenomeno per cui, al tramonto, in pochi attimi compaiono improvvisamente le nuvole all'orizzonte, gia' scure, non appena gli ultimi raggi del sole scompaiono. Non sapendo come renderlo con una sola parola, neanche con due, ho optato per "crepuscolo". Ho reso "bleak", riferito alle stelle, con "nude", perche' ho immaginato un significato di desolazione, di solitudine)

sabato 4 maggio 2013

Fifty-fifty

You can have the grackle whistling blackly 
from the feeder as it tosses seed,
if I can have the red-tailed hawk perched 
imperious as an eagle on the high branch.

You can have the brown shed, the field mice
hiding under the mower, the wasp’s nest on the door,
if I can have the house of the dead oak,
its hollowed center and feather-lined cave.

You can have the deck at midnight, the possum 
vacuuming the yard in its white prowl,
if I can have the yard of wild dreaming, pesky 
raccoons, and the roaming, occasional bear.

You can have the whole house, window to window, 
roof to soffits to hardwood floors,
if I can have the screened porch at dawn, 
the Milky Way, any comets in our yard.

Patricia Clark (U.S. poet laureate)

Meta' ciascuno

Puoi avere la gracola che soffia cattiva
dalla mangiatoia mentre sputacchia i semi,
se io posso avere il falco codirosso imperioso
come un'aquila la' in alto sul ramo.

Puoi avere il granaio marrone, i topi di campo
che si acquattano sotto la mietitrice, e il nido di vespe alla porta,
se io posso avere la casa della quercia secca,
il suo interno scavato foderato di piume.

Puoi avere la terrazza a mezzanotte, l'opossum
bianco che vagabonda nel prato,
se io posso avere, nel prato, i procioni selvaggi, indomiti
a anche la visita imprevista dell'orso.

Puoi avere tutta la casa, da finestra a finestra,
tetto, soffitte e pavimento in legno massiccio,
se io posso avere il terrazzo per me solo al tramonto
la Via Lattea e ogni cometa sul prato.

(Traduzione temeraria e magari sballatissima)

giovedì 2 maggio 2013

Storiella zen

Due monaci zen procedono lungo il loro cammino. Giunti alla riva di un torrente, incontrano una ragazza vestita a festa, che vuole attraversare, ma non vuole rovinarsi le scarpe nuove e ha paura a passare a piedi nudi. Uno dei monaci la prende in braccio e la porta dall'altra parte. Poi ciascuno riprende il suo cammino. Dopo tre ore, l'altro monaco dice al primo: "Hai fatto male a prendere la ragazza in braccio, le nostre regole lo proibiscono". Il primo monaco risponde: "Io ho lasciato la ragazza sulla riva, invece tu la porti ancora dentro di te nella tua mente".

mercoledì 1 maggio 2013

L'ura squisia

A l’è l’ura squisía. Ant l’aria che a se scüra
a-i termula ‘n suris leger, fait ed rifless
ed reusa spalí e d’or, che a svanisso tramez
al nèir dle feuje s-ciasse, mentre l’aria a vèn püra.

A l’è l’ura squisía. Ant le leje pi sombre
mi 'm na vadu sul apress al vol dij me pense’,
e mia ment as arpusa ant cust fantastiche’,
mentre j’euj a seguo tra j’erbo ‘l gieugh d’jombre.

A l’è l’ura squisía. Ij murus a sparisso
Dare’ dle bussona’, an bisbijand sut vus,
perche’ a st’ura ij basin a sun pi delissius.
Ant l’umbra cumpiasenta ij murus a sparisso.

A l’è l’ura squisía. Ant la sèira d’avril,
ji sguard as serco ant l’umbra e j’anime as confundo,
ij laver a termolo e ij cheur an feu as respundo,
e daspertüt as sent cume ‘n perfum sutil.

A l’è l’ura squisía. Sü per el ciel steila’
La lun-a a munta adasi. Tüt ant la sèira a tas
Cume ant an seugn ed pas.
La lun-a a munta adasi sü per el ciel steila’.

Giuseppe Pacotto

martedì 30 aprile 2013

Elogio dell'infanzia

Quando il bambino era bambino,
camminava con le braccia ciondoloni,
voleva che il ruscello fosse un fiume,
il fiume un torrente
e questa pozzanghera il mare.

Quando il bambino era bambino,
non sapeva di essere un bambino,
per lui tutto aveva un’anima
e tutte le anime erano un tutt’uno.

Quando il bambino era bambino
non aveva opinioni su nulla,
non aveva abitudini,
sedeva spesso con le gambe incrociate,
e di colpo si metteva a correre,
aveva un vortice tra i capelli
e non faceva facce da fotografo.

Quando il bambino era bambino,
era l’epoca di queste domande:
perché io sono io, e perché non sei tu?
perché sono qui, e perché non sono lì?
quando comincia il tempo, e dove finisce lo spazio?
la vita sotto il sole è forse solo un sogno?
non è solo l’apparenza di un mondo davanti al mondo
quello che vedo, sento e odoro?
c’è veramente il male e gente veramente cattiva?
come può essere che io, che sono io,
non c’ero prima di diventare,
e che, una volta, io, che sono io,
non sarò più quello che sono?

Quando il bambino era bambino,
si strozzava con gli spinaci, i piselli, il riso al latte,
e con il cavolfiore bollito,
e adesso mangia tutto questo, e non solo per necessità.

Quando il bambino era bambino,
una volta si svegliò in un letto sconosciuto,
e adesso questo gli succede sempre.
Molte persone gli sembravano belle,
e adesso questo gli succede solo in qualche raro caso di fortuna.

Si immaginava chiaramente il Paradiso,
e adesso riesce appena a sospettarlo,
non riusciva a immaginarsi il nulla,
e oggi trema alla sua idea.

Quando il bambino era bambino,
giocava con entusiasmo,
e, adesso, è tutto immerso nella cosa come allora,
soltanto quando questa cosa è il suo lavoro.

Quando il bambino era bambino,
per nutrirsi gli bastavano pane e mela,
ed è ancora così.

Quando il bambino era bambino,
le bacche gli cadevano in mano come solo le bacche sanno cadere,
ed è ancora così,
le noci fresche gli raspavano la lingua,
ed è ancora così,
a ogni monte,
sentiva nostalgia per una montagna ancora più alta,
e in ogni città,
sentiva nostalgia per una città ancora più grande,
ed è ancora così,
sulla cima di un albero prendeva le ciliegie tutto euforico,
com’è ancora oggi,
aveva timore davanti a ogni estraneo,
e continua ad averlo,
aspettava la prima neve,
e continua ad aspettarla.

Quando il bambino era bambino,
lanciava contro l’albero un bastone come fosse una lancia,
che ancora continua a vibrare.


Peter Handke

giovedì 25 aprile 2013

Accanto a un bicchiere di vino

Con uno sguardo mi ha resa piu' bella,
e io questa bellezza l'ho fatta mia.
Felice, ho inghiottito una stella.

Ho lasciato che mi immaginasse
a somiglianza del mio riflesso
nei suoi occhi. Io ballo, io ballo
nel battito improvviso di ali.

Il tavolo e' tavolo, il vino e' vino
nel bicchiere che e' un bicchiere
e sta li' dritto sul tavolo.
Io invece sono immaginaria,
incredibilmente immaginaria,
immaginaria fino al midollo.

Gli parlo di tutto cio' che vuole:
delle formiche morenti d'amore
sotto la costellazione del soffione.
Gli giuro che una rosa bianca,
se viene spruzzata di vino, canta.

Mi metto a ridere, inclino il capo
con prudenza, come per controllare
un'invenzione. E ballo, ballo
nella pelle stupita, nell'abbraccio
che mi crea. Eva dalla costola, Venere dall'onda,
Minerva dalla testa di Giove
erano piu' reali.

Quando lui non mi guarda,
cerco la mia immagine
sul muro. E vedo solo
un chiodo, senza il quadro.

Wislawa Szymborska

martedì 23 aprile 2013

Hunter

Half asleep on top of this bleak landscape,
surrounded by chukkers,
I crouch behind a pile of rocks and dream
I embrace my babysitter.
A few inches from my face
her cool and youthful eyes stare at me from two remaining
wildflowers. There's a question in those eyes
I can't answer. Who is to judge these things?
But deep under my winter underwear,
my blood stirs.

Suddenly, her hand rises in alarm -
the geese are streaming off their river island,
rising, rising up this gorge.
I move the safety. The body gathers, leans to its work.
Believe in the fingers.
Believe in the nerves.
Believe in THIS.

Raymond Carver

Cacciatore

Mezzo addormentato in cima a questo paesaggio desolato,
circondato da picchi
mi accuccio dietro un mucchio di pietre e sogno
di abbracciare la babysitter.
A un palmo dal mio viso
i suoi tranquilli occhi di ragazza mi guardano
da un paio di fiori selvatici
superstiti. In quegli occhi c'e' una domanda
cui non so rispondere. Chi puo' giudicare queste cose?
Ma giu', sotto i mutandoni di lana,
mi si rimescola il sangue.

D'improvviso le sue mani si levano allarmate -
le anatre volano via dalla loro isola nel fiume,
levandosi su, in alto su questa forra.
Tolgo la sicura. Il corpo si raccoglie, si dispone al lavoro.
Devi credere nelle dita.
Devi credere nei nervi.
Devi credere in QUESTO.

(traduzione di Francesco Durante e Riccardo Duranti, modificata al quintultimo verso)

domenica 21 aprile 2013

Donna de Paradiso

Nunzio:
Donna de Paradiso,
lo tuo figliolo è preso
Iesù Cristo beato.

Accurre, donna e vide
5che la gente l’allide;
credo che lo s’occide,
tanto l’on flagellato»

Maria:
«Como essere porria,
che non fece follia,
10Cristo, la spene mia,
om l’avesse pigliato?».

Nunzio:
«Madonna, ell'è traduto,
Iuda sì ll’à venduto;
trenta denar’ n’à auto,
15fatto n’à gran mercato».
Maria:
«Soccurri, Madalena,
ionta m’è adosso piena!
Cristo figlio se mena,
como hane annunzïato».
Nunzio:
20
«Soccurre, donna, adiuta,
cà ’l tuo figlio se sputa
e la gente lo muta;
ònlo dato a Pilato».

Maria:
«O Pilato, non fare
25el figlio meo tormentare,
ch’eo te pòzzo mustrare
como a ttorto è accusato».
Popolo:
«Crucifige, crucifige!
Omo che se fa rege,
secondo la nostra lege
contradice al senato».

Maria:
«Prego che mm’entennate,
nel meo dolor pensate!
Forsa mo vo mutate
35de che avete pensato».

Popolo:
«Traiàn for li ladroni,
che sian soi compagnoni;
de spine s’encoroni,
ché rege ss’è clamato!».

Maria:
40«O figlio, figlio, figlio,
figlio, amoroso giglio!
Figlio, chi dà consiglio
al cor me’ angustïato?

Figlio occhi iocundi,
45figlio, co’ non respundi?
Figlio, perché t’ascundi
al petto o’ sì lattato?».
Nunzio:
«Madonna, ecco la croce,
che la gente l’aduce,
50ove la vera luce
déi essere levato».

Maria:
«O croce, e que farai?
El figlio meo torrai?
E que ci aponerai,
55che no n’à en sé peccato?».

Nunzio:
«Soccurri, plena de doglia,
cà ’l tuo figliol se spoglia;
la gente par che voglia
che sia martirizzato».

Maria:
60«Se i tollit’el vestire,
lassatelme vedere,
com’en crudel firire
tutto l’òn ensanguenato».

Nunzio:
«Donna, la man li è presa,
65ennella croc’è stesa;
con un bollon l’òn fesa,
tanto lo ’n cci òn ficcato.

L’altra mano se prende,
ennella croce se stende
70e lo dolor s’accende,
ch’è plu multiplicato.

Donna, li piè se prènno
e clavellanse al lenno;
onne iontur’ aprenno,
75tutto l’òn desnodato».

Maria:
«Et eo comenzo el corrotto;
figlio, lo meo deporto,
figlio, chi me tt’à morto,
figlio meo dilicato?

80Meglio aviriano fatto
ch’el cor m’avesser tratto,
ch’ennella croce è tratto,
stace descilïato!».

Cristo:
«O mamma, o’ n’èi venuta?
85Mortal me dà’ feruta,
cà ’l tuo plagner me stuta
ché ’l veio sì afferato».

Maria:
«Figlio, ch’eo m’aio anvito,
figlio, pat’e mmarito!
90Figlio, chi tt’à firito?
Figlio, chi tt’à spogliato?».

Cristo:
«Mamma, perché te lagni?
Voglio che tu remagni,
che serve li mei compagni,
95ch’êl mondo aio aquistato».

Maria:
«Figlio, questo non dire!
Voglio teco morire,
non me voglio partire
fin che mo ’n m’esc’el fiato.

100C’una aiàm sepultura,
figlio de mamma scura,
trovarse en afrantura
mat’e figlio affocato!».

Cristo:
«Mamma col core afflitto,
105entro ’n le man’ te metto
de Ioanni, meo eletto;
sia to figlio appellato.

Ioanni, èsto mea mate:
tollila en caritate,
110àginne pietate,
cà ’l core sì à furato».

Maria:
«Figlio, l’alma t’è ’scita,
figlio de la smarrita,
figlio de la sparita,
115figlio attossecato!

Figlio bianco e vermiglio,
figlio senza simiglio,
figlio e a ccui m’apiglio?
Figlio, pur m’ài lassato!

120Figlio bianco e biondo,
figlio volto iocondo,
figlio, perché t’à el mondo,
figlio, cusì sprezzato?

Figlio dolc’e piacente,
125figlio de la dolente,
figlio àte la gente
malamente trattato.

Ioanni, figlio novello,
morto s’è ’l tuo fratello.
130Ora sento ’l coltello
che fo profitizzato.

Che mort'ha figlio e mate
d’una morte afferrate,
trovarse abraccecate
mat’e figlio impiccato!».

Jacopone da Todi

giovedì 18 aprile 2013

Left hand

Left hand, left hand, reach up high,
Right hand, right hand, touch the sky,
Right hand, left hand, round , round, round,
Left hand, right hand, pound, pound, pound!


Diane... 

martedì 16 aprile 2013

I dreamed kind Jesus

I dreamed kind Jesus fouled the big-gun gears;
And caused a permanent stoppage in all bolts;
And buckled with a smile Mausers and Colts;
And rusted every bayonet with His tears.

And there were no more bombs, of ours or Theirs,
Not even an old flint-lock, not even a pikel.
But God was vexed, and gave all power to Michael;
And when I woke he'd seen to our repairs.

Wilfred Owen

Sognai che il buon Gesu' aveva sabotato l'artiglieria pesante,
E inceppato per sempre tutti gli otturatori;
Con un sorriso, aveva deformato le Mauser e le Colt,
E arrugginito ogni baionetta colle Sue lacrime.

E non c'erano piu' bombe, ne' nostre, ne' Loro,
neppure un vecchio acciarino o una forca.
Ma Dio,seccato, dette pieni poteri a Michele,
che, al mio risveglio, aveva riparato tutto.

(traduzione di Antonio Caponnetto, modificata nel primo verso)

(della ineluttabilita' del Male supremo)

lunedì 15 aprile 2013

Stelutis Alpinis

Se tu vens cà sù ta' cretis,
là che lôr mi àn soterât,
al è un splàz plen di stelutis:
dal miò sanc 'l è stât bagnât.

Par segnâl une crosute
jé scolpide lì tal cret:
fra chês stelis nàs l'erbute,
sot di lôr jo duâr cuièt.

Ciol sù, ciol une stelute:
je 'a ricuarde il néstri ben,
tu 'i darâs 'ne bussadute,
e po' plàtile tal sen.

Quant che a ciase tu sês sole
e di cûr tu preis par me,
il miò spirt atòr ti svole:
jo e la stele sin cun té. »
« Se tu vieni quassù tra le rocce,
laddove mi hanno sepolto,
c'è uno spiazzo pieno di stelle alpine:
dal mio sangue è stato bagnato.

Come segno una piccola croce
è scolpita lì nella roccia:
fra quelle stelle nasce l'erbetta,
sotto di loro io dormo sereno

Cogli cogli una piccola stella:
a ricordo del nostro amore.
Dalle un bacio,
e poi nascondila in seno.

Quando a casa tu sei sola
e di cuore preghi per me
il mio spirito ti aleggia intorno
io e la stella siamo con te. »

Arturo Zardini

martedì 9 aprile 2013

The dug-out

Why do you lie with your legs ungainly huddled, 
And one arm bent across your sullen, cold, 
Exhausted face? It hurts my heart to watch you, 
Deep-shadowed from the candle's guttering gold; 
And you wonder why I shake you by the shoulder; 
Drowsy, you mumble and sigh and turn your head...
You are too young to fall asleep for ever; 
And when you sleep you remind me of the dead.


Trincea coperta

Perche' giaci li' goffo, le gambe ammassate,
E un braccio piegato sul volto tetro, freddo,
sfinito? Il cuore mi duole a guardarti,
hai ombre profonde, e luce di oro, da candela colante;
E ti chiedi perche' io ti scuota le spalle;
Assopito, borbotti e gemi e volti la testa...
Sei troppo giovane per addormentarti per sempre;
E quando dormi mi ricordi dei morti.

Everyone sang

Everyone suddenly burst out singing;
And I was filled with such delight
As prisoned birds must find in freedom,
winging wildly across the white
Orchards and dark-green fields; on- on- and out of sight.

Everyone's voice was suddenly lifted;
And beauty came like setting sun:
My heart was shaken with tears; and orror
Drifted away...O, but Everyone
Was a bird; and the song was wordless; the singing will never be done.

Siegfried Sassoon

Ognuno scoppio' tosto in canto;
E tanta delizia mi prese
Come a uccelli che si ritrovino liberi
in volo selvaggio tra i bianchi
frutteti e  i campi di verde; su, su e via liberi.

La voce di ognuno si levo' all'improvviso;
La bellezza arrivo' come sole al tramonto:
Sussulto' il mio cuore dal pianto; e l'orrore
si dileguo'...Oh, ma Ognuno davvero
era uccello; e il canto era dentro; e il cantare sara' eterno.

Lovers

You were glad to-night: and now you've gone away.
Flushed in the dark you put your dreams to bed;
But as you fall asleep I hear you say
Those tired sweet drowsy words left unsaid.

Sleep well: for I can follow you, to bless
and lull your distant beauty where you roam;
And with wild songs of hoarded loveliness
Recall you to these arms that were your home.

Siegfried Sassoon

Amanti

Eri contenta stasera: e ora sei andata.
Emozionata nel buio hai messo a letto i tuoi sogni;
Ma addormentata ti ascolto che dici
Quelle dolci parole, assonnate, lasciate non dette.

Dormi bene: che io possa seguirti, mirarti
e cullare la tua bellezza lontana, dove vivi;
E far si' che i miei canti, un tesoro di grazia e passione
Richiamino te alle mie braccia, tuo nido di prima.

sabato 6 aprile 2013

No doubt they’ll soon get well; the shock and strain
Have caused their stammering, disconnected talk.
Of course they’re ‘longing to go out again,’ —
These boys with old, scared faces, learning to walk.
They’ll soon forget their haunted nights; their cowed
Subjection to the ghosts of friends who died,—
Their dreams that drip with murder; and they’ll be proud
Of glorious war that shatter’d all their pride…
Men who went out to battle, grim and glad;
Children, with eyes that hate you, broken and mad.
-Siegfried Sassoon

venerdì 5 aprile 2013

pro

Tre fiammiferi

Tre fiammiferi ad uno ad uno accesi nella notte
il primo per vedere i tuoi occhi
il secondo per vedere la tua bocca
il terzo per vedere l'intero volto tuo.
E poi l'oscurita' piena per ricordare tutto questo
mentre ti stringo tra le braccia.

Jacques Prevert

Addio o Monti

Senza aspettar risposta, fra Cristoforo, andò verso la sagrestia; i viaggiatori usciron di chiesa; e fra Fazio chiuse la porta, dando loro un addio, con la voce alterata anche lui. Essi s'avviarono zitti zitti alla riva ch'era stata loro indicata; videro il battello pronto, e data e barattata la parola, c'entrarono. Il barcaiolo, puntando un remo alla proda, se ne staccò; afferrato poi l'altro remo, e vogando a due braccia, prese il largo, verso la spiaggia opposta. Non tirava un alito di vento; il lago giaceva liscio e piano, e sarebbe parso immobile, se non fosse stato il tremolare e l'ondeggiar leggiero della luna, che vi si specchiava da mezzo il cielo. S'udiva soltanto il fiotto morto e lento frangersi sulle ghiaie del lido, il gorgoglìo più lontano dell'acqua rotta tra le pile del ponte, e il tonfo misurato di que' due remi, che tagliavano la superficie azzurra del lago, uscivano a un colpo grondanti, e si rituffavano. L'onda segata dalla barca, riunendosi dietro la poppa, segnava una striscia increspata, che s'andava allontanando dal lido. I passeggieri silenziosi, con la testa voltata indietro, guardavano i monti, e il paese rischiarato dalla luna, e variato qua e là di grand'ombre. Si distinguevano i villaggi, le case, le capanne: il palazzotto di don Rodrigo, con la sua torre piatta, elevato sopra le casucce ammucchiate alla falda del promontorio, pareva un feroce che, ritto nelle tenebre, in mezzo a una compagnia d'addormentati, vegliasse, meditando un delitto. Lucia lo vide, e rabbrividì; scese con l'occhio giù giù per la china, fino al suo paesello, guardò fisso all'estremità, scoprì la sua casetta, scoprì la chioma folta del fico che sopravanzava il muro del cortile, scoprì la finestra della sua camera; e, seduta, com'era, nel fondo della barca, posò il braccio sulla sponda, posò sul braccio la fronte, come per dormire, e pianse segretamente.
Addio, monti sorgenti dall'acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che lo sia l'aspetto de' suoi più familiari; torrenti, de' quali distingue lo scroscio, come il suono delle voci domestiche; ville sparse e biancheggianti sul pendìo, come branchi di pecore pascenti; addio! Quanto è tristo il passo di chi, cresciuto tra voi, se ne allontana! Alla fantasia di quello stesso che se ne parte volontariamente, tratto dalla speranza di fare altrove fortuna, si disabbelliscono, in quel momento, i sogni della ricchezza; egli si maraviglia d'essersi potuto risolvere, e tornerebbe allora indietro, se non pensasse che, un giorno, tornerà dovizioso. Quanto più si avanza nel piano, il suo occhio si ritira, disgustato e stanco, da quell'ampiezza uniforme; l'aria gli par gravosa e morta; s'inoltra mesto e disattento nelle città tumultuose; le case aggiunte a case, le strade che sboccano nelle strade, pare che gli levino il respiro; e davanti agli edifizi ammirati dallo straniero, pensa, con desiderio inquieto, al campicello del suo paese, alla casuccia a cui ha già messo gli occhi addosso, da gran tempo, e che comprerà, tornando ricco a' suoi monti.
Ma chi non aveva mai spinto al di là di quelli neppure un desiderio fuggitivo, chi aveva composti in essi tutti i disegni dell'avvenire, e n'è sbalzato lontano, da una forza perversa! Chi, staccato a un tempo dalle più care abitudini, e disturbato nelle più care speranze, lascia que' monti, per avviarsi in traccia di sconosciuti che non ha mai desiderato di conoscere, e non può con l'immaginazione arrivare a un momento stabilito per il ritorno! Addio, casa natìa, dove, sedendo, con un pensiero occulto, s'imparò a distinguere dal rumore de' passi comuni il rumore d'un passo aspettato con un misterioso timore. Addio, casa ancora straniera, casa sogguardata tante volte alla sfuggita, passando, e non senza rossore; nella quale la mente si figurava un soggiorno tranquillo e perpetuo di sposa. Addio, chiesa, dove l'animo tornò tante volte sereno, cantando le lodi del Signore; dov'era promesso, preparato un rito; dove il sospiro segreto del cuore doveva essere solennemente benedetto, e l'amore venir comandato, e chiamarsi santo; addio! Chi dava a voi tanta giocondità è per tutto; e non turba mai la gioia de' suoi figli, se non per prepararne loro una più certa e più grande.
Di tal genere, se non tali appunto, erano i pensieri di Lucia, e poco diversi i pensieri degli altri due pellegrini, mentre la barca gli andava avvicinando alla riva destra dell'Adda.

Alessandro Manzoni

giovedì 4 aprile 2013

Alone

I’ve listened: and all the sounds I heard 
Were music,—wind, and stream, and bird. 
With youth who sang from hill to hill 
I’ve listened: my heart is hungry still. 

I’ve looked: the morning world was green;
Bright roofs and towers of town I’ve seen; 
And stars, wheeling through wingless night. 
I’ve looked: and my soul yet longs for light. 

I’ve thought: but in my sense survives 
Only the impulse of those lives
That were my making. Hear me say 
‘I’ve thought!’—and darkness hides my day.

Siegried Sassoon

Solitudine

Ho ascoltato: e ogni suono che ho udito
era musica, - vento, ruscello, e uccelli.
Con la gioventu' cantante, di colle in colle,
ho ascoltato: e il cuore ancora desidera.

Ho guardato: il mattino del mondo era verde;
tetti lucenti e citta' turrite, li ho visti;
e stelle, roteanti in notti incantate.
Ho guardato: e ancora l'anima vuole piu' luce.

Ho pensato: ma quel che vive ancora ai miei sensi
e' solo l'impulso di vita di quelli
che ho incontrato. Ecco ascoltatemi
"Ho pensato!" - e poi il buio calera' sul mio giorno.

(La mia incerta traduzione immagina l'ultimo istante di vita di un soldato ferito, ma puo' darsi che l'interpretazione autentica sia tutta un'altra. Ma non ho trovato ne' traduzioni in italiano ne' analisi del testo.)

mercoledì 3 aprile 2013

Epitaffio

E' mio soltanto
il paese che porto nell'anima.
M'addormenta e mi copre
con un sasso profumato.

Marc Chagall

martedì 2 aprile 2013

Sunette de nu Cullederare

Dapu' m'affece a rsalute' la vélle
che mm'a véste de crasce, a lu sessende,
tra li schiuppe e lli féschie de li pelle
e lli suddète gnuve lli brehende.

Sopr'a ll'iddre mundegn' arsta' ccavelle
Munde Curne, clu pizze de ggiahende,
nghe na cheppe de nave su li spelle,
e'n gocce nu cappille de levende.

La cchilsceiole sone li cambène,
e dda li vélle fa rduni' a la masse
tutt'arzelete li bbèlle pacchiene.

A hugne ttucche pere che ddeciasse:
- Téu t'é cagnete nghe lu ié lundène:
hé ngore so cla cchilsceiole stasse! -

     Sonetto di uno di Colledara

M'affaccio poi a salutare la valle
che mi ha visto nascere nel sessanta,
tra i fucili, i fischi delle pallottole,
i soldati nuovi e i briganti.

Sopra gli altri monti sta a cavallo
Monte Corno, col pizzo del gigante,
con una cappa di neve sulle spalle
e in testa un cappello di nebbia.

La chiesetta suona le campane,
e fa riunire per la messa della valle
le belle paesane agghindate di fresco.

A ogni rintocco par che dica:
- Tu sei cambiato, coll'andar lontano:
io ancora sono la stessa piccola chiesetta! -

Fedele Romani

mercoledì 27 marzo 2013

Canzone

Le nuvole sono legate alla terra ed al vento.
Fin che ci saran nuvole sopra Torino
sarà bella la vita. Sollevo la testa
e un gran gioco si svolge lassù sotto il sole.
Masse bianche durissime e il vento vi circola
tutto azzurro - talvolta le disfa
e ne fa grandi veli impregnati di luce.
Sopra i tetti, a migliaia le nuvole bianche
copron tutto, la folla, le pietre e il frastuono.
Molte volte levandomi ho visto le nuvole
trasparire nell'acqua limpida di un catino.
Anche gli alberi uniscono il cielo alla terra.
Le città sterminate somiglian foreste
dove il cielo compare su su, tra le vie.
Come gli alberi vivi sul Po, nei torrenti
così vivono i mucchi di case nel sole.
Anche gli alberi soffrono e muoiono sotto le nubi
l'uomo sanguina e muore, - ma canta la gioia
tra la terra ed il cielo, la gran meraviglia
di città e di foreste. Avrò tempo domani
a rinchiudermi e stringere i denti. Ora tutta la
vita son le nubi e le piante e le vie, perdute nel cielo. 

Cesare Pavese

Meriggiare pallido e assorto

Meriggiare pallido e assorto 
presso un rovente muro d'orto, 
ascoltare tra i pruni e gli sterpi 
schiocchi di merli, frusci di serpi. 

Nelle crepe dei suolo o su la veccia 
spiar le file di rosse formiche 
ch'ora si rompono ed ora s'intrecciano 
a sommo di minuscole biche. 

Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare 
mentre si levano tremuli scricchi 
di cicale dai calvi picchi. 

E andando nel sole che abbaglia 
sentire con triste meraviglia 
com'è tutta la vita e il suo travaglio 
in questo seguitare una muraglia 
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.

Eugenio Montale

martedì 26 marzo 2013

Quando vedo l'allodola alzarsi


Can vei la lauzeta mover
de joi sas alas contra·l rai,
que s'oblida e·s laissa chazer
per la doussor c'al cor li vai,
ai! tan grans enveya m'en ve
de cui qu'eu veya jauzion!
Meravilhas ai, car desse
lo cor de dezirer no·m fon
...

Quando vedo l'allodola alzarsi
di gioia le ali contro il sole,
e obliarsi e lasciarsi cadere
per la dolcezza che le scende in cuore,
ah, quanta invidia mi viene
di chiunque io veda felice,
e meraviglia dentro discende
che subito il cuor non si fonda.
...

Bernard de Ventadorn

L'autore osserva l'allodola innalzarsi contro il sole (nell'originale provenzale il sole non viene neanche menzionato: si dice "contro i raggi", ancora piu' efficace). Anche il poeta alza lo sguardo, ed e' abbagliato dalla luce. Vedete come sono allineati: osservatore, allodola, sole. L'autore vede il movimento libero delle ali, e poco altro: vola anche lui. L'animale gioisce di liberta', al punto di perdersi nella beatitudine, di fermare le ali, e di cadere stordito (il movimento descritto e' realistico: ci sono uccelli, come la ballerina, che volano cosi' a scatti, e anche l'allodola puo' farlo). Il poeta si immedesima prima con l'allodola, poi amplia l'orizzonte di condivisione a tutti quelli che gioiscono, si perde anche lui in questo paradiso di dolcezza, e anche il suo cuore, come quello del volatile, si ferma, si "perde". "Ove per poco il cor non si spaura" dice Leopardi. E come Leopardi anche il nostro autore quasi annega in questo mare di stimoli sensoriali ed emozionali.

Ultimo Frammento

E hai ottenuto quello che
volevi da questa vita, nonostante tutto?
Sì.
E cos’è che volevi?
Potermi dire amato, sentirmi
amato sulla terra.

Raymond Carver

lunedì 25 marzo 2013

Sensation

Sensation

Par les soirs bleus d'été, j'irai dans les sentiers,
Picoté par les blés, fouler l'herbe menue :
Rêveur, j'en sentirai la fraîcheur à mes pieds.
Je laisserai le vent baigner ma tête nue.

Je ne parlerai pas, je ne penserai rien :
Mais l'amour infini me montera dans l'âme,
Et j'irai loin, bien loin, comme un bohémien,
Par la Nature, heureux comme avec une femme.


Sensazione
Nelle sere azzurre d'estate andro' per sentieri,
punzecchiato dal grano, a pestar l'erba fine:
trasognato sentiro' la frescura ai piedi.
Lascero' il vento bagnarmi la testa nuda.

Non parlero', non pensero' a niente:
ma amore salira' nell'anima infinito,
e andro' lontano, lontano vagabondo,
nella Natura, - come a una donna unito.

Arthur Rimbaud

La ventesima elegia

Se muoio seppellitemi con la cassa armonica della mia viola,
che il legno sottile del mio involucro possa risuonare

e far tremare gli alberi e le rocce; che tutti gli strati del giurassico
riflettano le onde del mio violoncello: la mia lingua, le note,

lei si, lei muore se il mio stradivari non e' piu' suono e sostanza, la mia,
la vostra, di voi che nascenti o nascituri riceverete dal fondo della lingua

cio' che rimbomba al di la'.

Giorgio Manacorda

Nota di lettura di Paolo Febbraro
Manacorda e' un poeta romantico nel senso profondo del termine. I versi riportati qui sopra rappresentano il ventesimo episodio di un libro di elegie ancora inedito, in cui Manacorda esplora la potenza e le sconfitte della poesia come mai gli era accaduto finora. E questa esplorazione si rivela un ritorno: l'abissale seppellimento del poeta nella terra madre, la sonora vicinanza della lingua della "sostanza", insomma il piu' romantico slanciarsi verso la vertiginosa origine si risolve nell'infinita immagine di Orfeo, il cui canto fa "tremare gli alberi e le rocce". Forse e' l'io del poeta che deve morire per consentire alla poesia di rimandare ad altri "cio' che rimbomba al di la'"

domenica 24 marzo 2013

Perche' amo gli animali

Perché amo gli animali? Perché io sono uno di loro.
Perché io sono la cifra indecifrabile dell’erba,
il panico del cervo che scappa,
sono il tuo oceano grande e sono il più piccolo degli insetti.
E conosco tutte le tue creature: sono perfette in questo amore che corre sulla terra per arrivare a te.

sabato 23 marzo 2013

Da certi giorni in qua

...
Da certi giorni in qua, lo scandaglio, come sai, tocca fondo; e la qualità di quella materia che gli vien dietro, mi pare indizio buono. Verso sera, le nuvole intorno al sole, mi si dimostrano d’altra forma e di altro colore da quelle dei giorni innanzi. L’aria, come puoi sentire, è fatta un poco più dolce e più tepida di prima. Il vento non corre più, come per l’addietro, così pieno, né così diritto, né costante; ma piuttosto incerto, e vario, e come fosse interrotto da qualche intoppo. Aggiungi quella canna che andava in sul mare a galla, e mostra essere tagliata di poco; e quel ramicello di albero con quelle coccole rosse e fresche. Anche gli stormi degli uccelli, benché mi hanno ingannato altra volta, nondimeno ora sono tanti che passano, e così grandi; e moltiplicano talmente di giorno in giorno; che penso vi si possa fare qualche fondamento; massime che vi si veggono intramischiati alcuni uccelli che, alla forma, non mi paiono dei marittimi. In somma tutti questi segni raccolti insieme, per molto che io voglia essere diffidente, mi tengono pure in aspettativa grande e buona.

Giacomo Leopardi, Dialogo di Cristoforo Colombo e Pietro Gutierrez