martedì 26 marzo 2013

Quando vedo l'allodola alzarsi


Can vei la lauzeta mover
de joi sas alas contra·l rai,
que s'oblida e·s laissa chazer
per la doussor c'al cor li vai,
ai! tan grans enveya m'en ve
de cui qu'eu veya jauzion!
Meravilhas ai, car desse
lo cor de dezirer no·m fon
...

Quando vedo l'allodola alzarsi
di gioia le ali contro il sole,
e obliarsi e lasciarsi cadere
per la dolcezza che le scende in cuore,
ah, quanta invidia mi viene
di chiunque io veda felice,
e meraviglia dentro discende
che subito il cuor non si fonda.
...

Bernard de Ventadorn

L'autore osserva l'allodola innalzarsi contro il sole (nell'originale provenzale il sole non viene neanche menzionato: si dice "contro i raggi", ancora piu' efficace). Anche il poeta alza lo sguardo, ed e' abbagliato dalla luce. Vedete come sono allineati: osservatore, allodola, sole. L'autore vede il movimento libero delle ali, e poco altro: vola anche lui. L'animale gioisce di liberta', al punto di perdersi nella beatitudine, di fermare le ali, e di cadere stordito (il movimento descritto e' realistico: ci sono uccelli, come la ballerina, che volano cosi' a scatti, e anche l'allodola puo' farlo). Il poeta si immedesima prima con l'allodola, poi amplia l'orizzonte di condivisione a tutti quelli che gioiscono, si perde anche lui in questo paradiso di dolcezza, e anche il suo cuore, come quello del volatile, si ferma, si "perde". "Ove per poco il cor non si spaura" dice Leopardi. E come Leopardi anche il nostro autore quasi annega in questo mare di stimoli sensoriali ed emozionali.

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