mercoledì 13 marzo 2013

E' come se ormai vivessimo dentro unita' temporali scandite dalla giornata. Non viviamo piu' anni, decenni, ere, epoche, ma giorno dopo giorno. Imprigionati in una struttura iterativa in cui le vicende dell'esistenza individuale e collettiva ci sfuggono perche' noi le misuriamo con un metro corto, un giorno alla volta. Non c'e' progressione, non c'e' crescita, c'e' solo accumulo. Sparisce da questo orizzonte il tempo della Storia, che ha segnato il XX secolo. Quella forma di organizzazione del racconto della vita, ma anche del sentimento del tempo, per cui io sto dentro la Storia, e cio' che faccio oggi si richiama all'opera di generazioni precedenti, e si ricollega a quella delle generazioni future: quel respiro ampio, quel racconto piu' grande, che ha caratterizzato nel bene e nel male, nella sua grandiosita' tragica, il xx secolo. Con il passaggio del tempo dalla Storia alla cronaca, si perde la possibilita' di dare un senso alle nostre sofferenze. E' venuta meno l'idea che la sofferenza patita possa essere redenta, in un tempo piu' grande, in un racconto maggiore. E cosi' la nostra esistenza scivola verso una direzione nella quale la cronaca e' sempre cronaca nera.

Antonio Scurati

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