martedì 30 aprile 2013

Elogio dell'infanzia

Quando il bambino era bambino,
camminava con le braccia ciondoloni,
voleva che il ruscello fosse un fiume,
il fiume un torrente
e questa pozzanghera il mare.

Quando il bambino era bambino,
non sapeva di essere un bambino,
per lui tutto aveva un’anima
e tutte le anime erano un tutt’uno.

Quando il bambino era bambino
non aveva opinioni su nulla,
non aveva abitudini,
sedeva spesso con le gambe incrociate,
e di colpo si metteva a correre,
aveva un vortice tra i capelli
e non faceva facce da fotografo.

Quando il bambino era bambino,
era l’epoca di queste domande:
perché io sono io, e perché non sei tu?
perché sono qui, e perché non sono lì?
quando comincia il tempo, e dove finisce lo spazio?
la vita sotto il sole è forse solo un sogno?
non è solo l’apparenza di un mondo davanti al mondo
quello che vedo, sento e odoro?
c’è veramente il male e gente veramente cattiva?
come può essere che io, che sono io,
non c’ero prima di diventare,
e che, una volta, io, che sono io,
non sarò più quello che sono?

Quando il bambino era bambino,
si strozzava con gli spinaci, i piselli, il riso al latte,
e con il cavolfiore bollito,
e adesso mangia tutto questo, e non solo per necessità.

Quando il bambino era bambino,
una volta si svegliò in un letto sconosciuto,
e adesso questo gli succede sempre.
Molte persone gli sembravano belle,
e adesso questo gli succede solo in qualche raro caso di fortuna.

Si immaginava chiaramente il Paradiso,
e adesso riesce appena a sospettarlo,
non riusciva a immaginarsi il nulla,
e oggi trema alla sua idea.

Quando il bambino era bambino,
giocava con entusiasmo,
e, adesso, è tutto immerso nella cosa come allora,
soltanto quando questa cosa è il suo lavoro.

Quando il bambino era bambino,
per nutrirsi gli bastavano pane e mela,
ed è ancora così.

Quando il bambino era bambino,
le bacche gli cadevano in mano come solo le bacche sanno cadere,
ed è ancora così,
le noci fresche gli raspavano la lingua,
ed è ancora così,
a ogni monte,
sentiva nostalgia per una montagna ancora più alta,
e in ogni città,
sentiva nostalgia per una città ancora più grande,
ed è ancora così,
sulla cima di un albero prendeva le ciliegie tutto euforico,
com’è ancora oggi,
aveva timore davanti a ogni estraneo,
e continua ad averlo,
aspettava la prima neve,
e continua ad aspettarla.

Quando il bambino era bambino,
lanciava contro l’albero un bastone come fosse una lancia,
che ancora continua a vibrare.


Peter Handke

giovedì 25 aprile 2013

Accanto a un bicchiere di vino

Con uno sguardo mi ha resa piu' bella,
e io questa bellezza l'ho fatta mia.
Felice, ho inghiottito una stella.

Ho lasciato che mi immaginasse
a somiglianza del mio riflesso
nei suoi occhi. Io ballo, io ballo
nel battito improvviso di ali.

Il tavolo e' tavolo, il vino e' vino
nel bicchiere che e' un bicchiere
e sta li' dritto sul tavolo.
Io invece sono immaginaria,
incredibilmente immaginaria,
immaginaria fino al midollo.

Gli parlo di tutto cio' che vuole:
delle formiche morenti d'amore
sotto la costellazione del soffione.
Gli giuro che una rosa bianca,
se viene spruzzata di vino, canta.

Mi metto a ridere, inclino il capo
con prudenza, come per controllare
un'invenzione. E ballo, ballo
nella pelle stupita, nell'abbraccio
che mi crea. Eva dalla costola, Venere dall'onda,
Minerva dalla testa di Giove
erano piu' reali.

Quando lui non mi guarda,
cerco la mia immagine
sul muro. E vedo solo
un chiodo, senza il quadro.

Wislawa Szymborska

martedì 23 aprile 2013

Hunter

Half asleep on top of this bleak landscape,
surrounded by chukkers,
I crouch behind a pile of rocks and dream
I embrace my babysitter.
A few inches from my face
her cool and youthful eyes stare at me from two remaining
wildflowers. There's a question in those eyes
I can't answer. Who is to judge these things?
But deep under my winter underwear,
my blood stirs.

Suddenly, her hand rises in alarm -
the geese are streaming off their river island,
rising, rising up this gorge.
I move the safety. The body gathers, leans to its work.
Believe in the fingers.
Believe in the nerves.
Believe in THIS.

Raymond Carver

Cacciatore

Mezzo addormentato in cima a questo paesaggio desolato,
circondato da picchi
mi accuccio dietro un mucchio di pietre e sogno
di abbracciare la babysitter.
A un palmo dal mio viso
i suoi tranquilli occhi di ragazza mi guardano
da un paio di fiori selvatici
superstiti. In quegli occhi c'e' una domanda
cui non so rispondere. Chi puo' giudicare queste cose?
Ma giu', sotto i mutandoni di lana,
mi si rimescola il sangue.

D'improvviso le sue mani si levano allarmate -
le anatre volano via dalla loro isola nel fiume,
levandosi su, in alto su questa forra.
Tolgo la sicura. Il corpo si raccoglie, si dispone al lavoro.
Devi credere nelle dita.
Devi credere nei nervi.
Devi credere in QUESTO.

(traduzione di Francesco Durante e Riccardo Duranti, modificata al quintultimo verso)

domenica 21 aprile 2013

Donna de Paradiso

Nunzio:
Donna de Paradiso,
lo tuo figliolo è preso
Iesù Cristo beato.

Accurre, donna e vide
5che la gente l’allide;
credo che lo s’occide,
tanto l’on flagellato»

Maria:
«Como essere porria,
che non fece follia,
10Cristo, la spene mia,
om l’avesse pigliato?».

Nunzio:
«Madonna, ell'è traduto,
Iuda sì ll’à venduto;
trenta denar’ n’à auto,
15fatto n’à gran mercato».
Maria:
«Soccurri, Madalena,
ionta m’è adosso piena!
Cristo figlio se mena,
como hane annunzïato».
Nunzio:
20
«Soccurre, donna, adiuta,
cà ’l tuo figlio se sputa
e la gente lo muta;
ònlo dato a Pilato».

Maria:
«O Pilato, non fare
25el figlio meo tormentare,
ch’eo te pòzzo mustrare
como a ttorto è accusato».
Popolo:
«Crucifige, crucifige!
Omo che se fa rege,
secondo la nostra lege
contradice al senato».

Maria:
«Prego che mm’entennate,
nel meo dolor pensate!
Forsa mo vo mutate
35de che avete pensato».

Popolo:
«Traiàn for li ladroni,
che sian soi compagnoni;
de spine s’encoroni,
ché rege ss’è clamato!».

Maria:
40«O figlio, figlio, figlio,
figlio, amoroso giglio!
Figlio, chi dà consiglio
al cor me’ angustïato?

Figlio occhi iocundi,
45figlio, co’ non respundi?
Figlio, perché t’ascundi
al petto o’ sì lattato?».
Nunzio:
«Madonna, ecco la croce,
che la gente l’aduce,
50ove la vera luce
déi essere levato».

Maria:
«O croce, e que farai?
El figlio meo torrai?
E que ci aponerai,
55che no n’à en sé peccato?».

Nunzio:
«Soccurri, plena de doglia,
cà ’l tuo figliol se spoglia;
la gente par che voglia
che sia martirizzato».

Maria:
60«Se i tollit’el vestire,
lassatelme vedere,
com’en crudel firire
tutto l’òn ensanguenato».

Nunzio:
«Donna, la man li è presa,
65ennella croc’è stesa;
con un bollon l’òn fesa,
tanto lo ’n cci òn ficcato.

L’altra mano se prende,
ennella croce se stende
70e lo dolor s’accende,
ch’è plu multiplicato.

Donna, li piè se prènno
e clavellanse al lenno;
onne iontur’ aprenno,
75tutto l’òn desnodato».

Maria:
«Et eo comenzo el corrotto;
figlio, lo meo deporto,
figlio, chi me tt’à morto,
figlio meo dilicato?

80Meglio aviriano fatto
ch’el cor m’avesser tratto,
ch’ennella croce è tratto,
stace descilïato!».

Cristo:
«O mamma, o’ n’èi venuta?
85Mortal me dà’ feruta,
cà ’l tuo plagner me stuta
ché ’l veio sì afferato».

Maria:
«Figlio, ch’eo m’aio anvito,
figlio, pat’e mmarito!
90Figlio, chi tt’à firito?
Figlio, chi tt’à spogliato?».

Cristo:
«Mamma, perché te lagni?
Voglio che tu remagni,
che serve li mei compagni,
95ch’êl mondo aio aquistato».

Maria:
«Figlio, questo non dire!
Voglio teco morire,
non me voglio partire
fin che mo ’n m’esc’el fiato.

100C’una aiàm sepultura,
figlio de mamma scura,
trovarse en afrantura
mat’e figlio affocato!».

Cristo:
«Mamma col core afflitto,
105entro ’n le man’ te metto
de Ioanni, meo eletto;
sia to figlio appellato.

Ioanni, èsto mea mate:
tollila en caritate,
110àginne pietate,
cà ’l core sì à furato».

Maria:
«Figlio, l’alma t’è ’scita,
figlio de la smarrita,
figlio de la sparita,
115figlio attossecato!

Figlio bianco e vermiglio,
figlio senza simiglio,
figlio e a ccui m’apiglio?
Figlio, pur m’ài lassato!

120Figlio bianco e biondo,
figlio volto iocondo,
figlio, perché t’à el mondo,
figlio, cusì sprezzato?

Figlio dolc’e piacente,
125figlio de la dolente,
figlio àte la gente
malamente trattato.

Ioanni, figlio novello,
morto s’è ’l tuo fratello.
130Ora sento ’l coltello
che fo profitizzato.

Che mort'ha figlio e mate
d’una morte afferrate,
trovarse abraccecate
mat’e figlio impiccato!».

Jacopone da Todi

giovedì 18 aprile 2013

Left hand

Left hand, left hand, reach up high,
Right hand, right hand, touch the sky,
Right hand, left hand, round , round, round,
Left hand, right hand, pound, pound, pound!


Diane... 

martedì 16 aprile 2013

I dreamed kind Jesus

I dreamed kind Jesus fouled the big-gun gears;
And caused a permanent stoppage in all bolts;
And buckled with a smile Mausers and Colts;
And rusted every bayonet with His tears.

And there were no more bombs, of ours or Theirs,
Not even an old flint-lock, not even a pikel.
But God was vexed, and gave all power to Michael;
And when I woke he'd seen to our repairs.

Wilfred Owen

Sognai che il buon Gesu' aveva sabotato l'artiglieria pesante,
E inceppato per sempre tutti gli otturatori;
Con un sorriso, aveva deformato le Mauser e le Colt,
E arrugginito ogni baionetta colle Sue lacrime.

E non c'erano piu' bombe, ne' nostre, ne' Loro,
neppure un vecchio acciarino o una forca.
Ma Dio,seccato, dette pieni poteri a Michele,
che, al mio risveglio, aveva riparato tutto.

(traduzione di Antonio Caponnetto, modificata nel primo verso)

(della ineluttabilita' del Male supremo)

lunedì 15 aprile 2013

Stelutis Alpinis

Se tu vens cà sù ta' cretis,
là che lôr mi àn soterât,
al è un splàz plen di stelutis:
dal miò sanc 'l è stât bagnât.

Par segnâl une crosute
jé scolpide lì tal cret:
fra chês stelis nàs l'erbute,
sot di lôr jo duâr cuièt.

Ciol sù, ciol une stelute:
je 'a ricuarde il néstri ben,
tu 'i darâs 'ne bussadute,
e po' plàtile tal sen.

Quant che a ciase tu sês sole
e di cûr tu preis par me,
il miò spirt atòr ti svole:
jo e la stele sin cun té. »
« Se tu vieni quassù tra le rocce,
laddove mi hanno sepolto,
c'è uno spiazzo pieno di stelle alpine:
dal mio sangue è stato bagnato.

Come segno una piccola croce
è scolpita lì nella roccia:
fra quelle stelle nasce l'erbetta,
sotto di loro io dormo sereno

Cogli cogli una piccola stella:
a ricordo del nostro amore.
Dalle un bacio,
e poi nascondila in seno.

Quando a casa tu sei sola
e di cuore preghi per me
il mio spirito ti aleggia intorno
io e la stella siamo con te. »

Arturo Zardini

martedì 9 aprile 2013

The dug-out

Why do you lie with your legs ungainly huddled, 
And one arm bent across your sullen, cold, 
Exhausted face? It hurts my heart to watch you, 
Deep-shadowed from the candle's guttering gold; 
And you wonder why I shake you by the shoulder; 
Drowsy, you mumble and sigh and turn your head...
You are too young to fall asleep for ever; 
And when you sleep you remind me of the dead.


Trincea coperta

Perche' giaci li' goffo, le gambe ammassate,
E un braccio piegato sul volto tetro, freddo,
sfinito? Il cuore mi duole a guardarti,
hai ombre profonde, e luce di oro, da candela colante;
E ti chiedi perche' io ti scuota le spalle;
Assopito, borbotti e gemi e volti la testa...
Sei troppo giovane per addormentarti per sempre;
E quando dormi mi ricordi dei morti.

Everyone sang

Everyone suddenly burst out singing;
And I was filled with such delight
As prisoned birds must find in freedom,
winging wildly across the white
Orchards and dark-green fields; on- on- and out of sight.

Everyone's voice was suddenly lifted;
And beauty came like setting sun:
My heart was shaken with tears; and orror
Drifted away...O, but Everyone
Was a bird; and the song was wordless; the singing will never be done.

Siegfried Sassoon

Ognuno scoppio' tosto in canto;
E tanta delizia mi prese
Come a uccelli che si ritrovino liberi
in volo selvaggio tra i bianchi
frutteti e  i campi di verde; su, su e via liberi.

La voce di ognuno si levo' all'improvviso;
La bellezza arrivo' come sole al tramonto:
Sussulto' il mio cuore dal pianto; e l'orrore
si dileguo'...Oh, ma Ognuno davvero
era uccello; e il canto era dentro; e il cantare sara' eterno.

Lovers

You were glad to-night: and now you've gone away.
Flushed in the dark you put your dreams to bed;
But as you fall asleep I hear you say
Those tired sweet drowsy words left unsaid.

Sleep well: for I can follow you, to bless
and lull your distant beauty where you roam;
And with wild songs of hoarded loveliness
Recall you to these arms that were your home.

Siegfried Sassoon

Amanti

Eri contenta stasera: e ora sei andata.
Emozionata nel buio hai messo a letto i tuoi sogni;
Ma addormentata ti ascolto che dici
Quelle dolci parole, assonnate, lasciate non dette.

Dormi bene: che io possa seguirti, mirarti
e cullare la tua bellezza lontana, dove vivi;
E far si' che i miei canti, un tesoro di grazia e passione
Richiamino te alle mie braccia, tuo nido di prima.

sabato 6 aprile 2013

No doubt they’ll soon get well; the shock and strain
Have caused their stammering, disconnected talk.
Of course they’re ‘longing to go out again,’ —
These boys with old, scared faces, learning to walk.
They’ll soon forget their haunted nights; their cowed
Subjection to the ghosts of friends who died,—
Their dreams that drip with murder; and they’ll be proud
Of glorious war that shatter’d all their pride…
Men who went out to battle, grim and glad;
Children, with eyes that hate you, broken and mad.
-Siegfried Sassoon

venerdì 5 aprile 2013

pro

Tre fiammiferi

Tre fiammiferi ad uno ad uno accesi nella notte
il primo per vedere i tuoi occhi
il secondo per vedere la tua bocca
il terzo per vedere l'intero volto tuo.
E poi l'oscurita' piena per ricordare tutto questo
mentre ti stringo tra le braccia.

Jacques Prevert

Addio o Monti

Senza aspettar risposta, fra Cristoforo, andò verso la sagrestia; i viaggiatori usciron di chiesa; e fra Fazio chiuse la porta, dando loro un addio, con la voce alterata anche lui. Essi s'avviarono zitti zitti alla riva ch'era stata loro indicata; videro il battello pronto, e data e barattata la parola, c'entrarono. Il barcaiolo, puntando un remo alla proda, se ne staccò; afferrato poi l'altro remo, e vogando a due braccia, prese il largo, verso la spiaggia opposta. Non tirava un alito di vento; il lago giaceva liscio e piano, e sarebbe parso immobile, se non fosse stato il tremolare e l'ondeggiar leggiero della luna, che vi si specchiava da mezzo il cielo. S'udiva soltanto il fiotto morto e lento frangersi sulle ghiaie del lido, il gorgoglìo più lontano dell'acqua rotta tra le pile del ponte, e il tonfo misurato di que' due remi, che tagliavano la superficie azzurra del lago, uscivano a un colpo grondanti, e si rituffavano. L'onda segata dalla barca, riunendosi dietro la poppa, segnava una striscia increspata, che s'andava allontanando dal lido. I passeggieri silenziosi, con la testa voltata indietro, guardavano i monti, e il paese rischiarato dalla luna, e variato qua e là di grand'ombre. Si distinguevano i villaggi, le case, le capanne: il palazzotto di don Rodrigo, con la sua torre piatta, elevato sopra le casucce ammucchiate alla falda del promontorio, pareva un feroce che, ritto nelle tenebre, in mezzo a una compagnia d'addormentati, vegliasse, meditando un delitto. Lucia lo vide, e rabbrividì; scese con l'occhio giù giù per la china, fino al suo paesello, guardò fisso all'estremità, scoprì la sua casetta, scoprì la chioma folta del fico che sopravanzava il muro del cortile, scoprì la finestra della sua camera; e, seduta, com'era, nel fondo della barca, posò il braccio sulla sponda, posò sul braccio la fronte, come per dormire, e pianse segretamente.
Addio, monti sorgenti dall'acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che lo sia l'aspetto de' suoi più familiari; torrenti, de' quali distingue lo scroscio, come il suono delle voci domestiche; ville sparse e biancheggianti sul pendìo, come branchi di pecore pascenti; addio! Quanto è tristo il passo di chi, cresciuto tra voi, se ne allontana! Alla fantasia di quello stesso che se ne parte volontariamente, tratto dalla speranza di fare altrove fortuna, si disabbelliscono, in quel momento, i sogni della ricchezza; egli si maraviglia d'essersi potuto risolvere, e tornerebbe allora indietro, se non pensasse che, un giorno, tornerà dovizioso. Quanto più si avanza nel piano, il suo occhio si ritira, disgustato e stanco, da quell'ampiezza uniforme; l'aria gli par gravosa e morta; s'inoltra mesto e disattento nelle città tumultuose; le case aggiunte a case, le strade che sboccano nelle strade, pare che gli levino il respiro; e davanti agli edifizi ammirati dallo straniero, pensa, con desiderio inquieto, al campicello del suo paese, alla casuccia a cui ha già messo gli occhi addosso, da gran tempo, e che comprerà, tornando ricco a' suoi monti.
Ma chi non aveva mai spinto al di là di quelli neppure un desiderio fuggitivo, chi aveva composti in essi tutti i disegni dell'avvenire, e n'è sbalzato lontano, da una forza perversa! Chi, staccato a un tempo dalle più care abitudini, e disturbato nelle più care speranze, lascia que' monti, per avviarsi in traccia di sconosciuti che non ha mai desiderato di conoscere, e non può con l'immaginazione arrivare a un momento stabilito per il ritorno! Addio, casa natìa, dove, sedendo, con un pensiero occulto, s'imparò a distinguere dal rumore de' passi comuni il rumore d'un passo aspettato con un misterioso timore. Addio, casa ancora straniera, casa sogguardata tante volte alla sfuggita, passando, e non senza rossore; nella quale la mente si figurava un soggiorno tranquillo e perpetuo di sposa. Addio, chiesa, dove l'animo tornò tante volte sereno, cantando le lodi del Signore; dov'era promesso, preparato un rito; dove il sospiro segreto del cuore doveva essere solennemente benedetto, e l'amore venir comandato, e chiamarsi santo; addio! Chi dava a voi tanta giocondità è per tutto; e non turba mai la gioia de' suoi figli, se non per prepararne loro una più certa e più grande.
Di tal genere, se non tali appunto, erano i pensieri di Lucia, e poco diversi i pensieri degli altri due pellegrini, mentre la barca gli andava avvicinando alla riva destra dell'Adda.

Alessandro Manzoni

giovedì 4 aprile 2013

Alone

I’ve listened: and all the sounds I heard 
Were music,—wind, and stream, and bird. 
With youth who sang from hill to hill 
I’ve listened: my heart is hungry still. 

I’ve looked: the morning world was green;
Bright roofs and towers of town I’ve seen; 
And stars, wheeling through wingless night. 
I’ve looked: and my soul yet longs for light. 

I’ve thought: but in my sense survives 
Only the impulse of those lives
That were my making. Hear me say 
‘I’ve thought!’—and darkness hides my day.

Siegried Sassoon

Solitudine

Ho ascoltato: e ogni suono che ho udito
era musica, - vento, ruscello, e uccelli.
Con la gioventu' cantante, di colle in colle,
ho ascoltato: e il cuore ancora desidera.

Ho guardato: il mattino del mondo era verde;
tetti lucenti e citta' turrite, li ho visti;
e stelle, roteanti in notti incantate.
Ho guardato: e ancora l'anima vuole piu' luce.

Ho pensato: ma quel che vive ancora ai miei sensi
e' solo l'impulso di vita di quelli
che ho incontrato. Ecco ascoltatemi
"Ho pensato!" - e poi il buio calera' sul mio giorno.

(La mia incerta traduzione immagina l'ultimo istante di vita di un soldato ferito, ma puo' darsi che l'interpretazione autentica sia tutta un'altra. Ma non ho trovato ne' traduzioni in italiano ne' analisi del testo.)

mercoledì 3 aprile 2013

Epitaffio

E' mio soltanto
il paese che porto nell'anima.
M'addormenta e mi copre
con un sasso profumato.

Marc Chagall

martedì 2 aprile 2013

Sunette de nu Cullederare

Dapu' m'affece a rsalute' la vélle
che mm'a véste de crasce, a lu sessende,
tra li schiuppe e lli féschie de li pelle
e lli suddète gnuve lli brehende.

Sopr'a ll'iddre mundegn' arsta' ccavelle
Munde Curne, clu pizze de ggiahende,
nghe na cheppe de nave su li spelle,
e'n gocce nu cappille de levende.

La cchilsceiole sone li cambène,
e dda li vélle fa rduni' a la masse
tutt'arzelete li bbèlle pacchiene.

A hugne ttucche pere che ddeciasse:
- Téu t'é cagnete nghe lu ié lundène:
hé ngore so cla cchilsceiole stasse! -

     Sonetto di uno di Colledara

M'affaccio poi a salutare la valle
che mi ha visto nascere nel sessanta,
tra i fucili, i fischi delle pallottole,
i soldati nuovi e i briganti.

Sopra gli altri monti sta a cavallo
Monte Corno, col pizzo del gigante,
con una cappa di neve sulle spalle
e in testa un cappello di nebbia.

La chiesetta suona le campane,
e fa riunire per la messa della valle
le belle paesane agghindate di fresco.

A ogni rintocco par che dica:
- Tu sei cambiato, coll'andar lontano:
io ancora sono la stessa piccola chiesetta! -

Fedele Romani